LE PROVINCIALI
Le "Lettere provinciali", opera che avrà grande successo, figurano scritte da un parigino che, per difendere i suoi amici di port Royal, si rivolge ad un amico di provincia (nelle prime dieci) e, nelle restanti, ai Gesuiti che si erano distinti nell’accusa di eresia all’Augustinus di
Giansenio. Il papa, accogliendo le pressioni gesuitiche, condanna con una bolla del 1653 cinque proposizioni dell’opera di Giansenio. Inizia una serrata disputa tra i giansenisti, rappresentati da Arnauld, che negano l’esistenza delle proposizioni condannate nelle pagine dell’Augustinus, e i gesuiti, che accusano i port-royalisti di calvinismo. La prosa di Arnauld, pesante e dottrinale, non risulta efficace, e allora si convince Pascal ad assumere il compito di stesura delle risposte ai gesuiti.Pascal finge che le lettere siano indirizzate ad un amico di provincia (da qui il titolo) per informarlo sulle discussioni parigine, anche se, dalla decima in poi, saranno rivolte direttamente ai gesuiti. Il proposito di Pascal, in queste lettere, era di colpire l’opinione pubblica, mobilitarla contro i Gesuiti allo scopo di evitare la condanna definitiva.
Messo di fronte alla condanna, Pascal avvia allora un processo contro la "fiacchezza" morale dei Gesuiti, mettendo in mostra ironia e humour.
Dalla XI alla XVI lettera Pascal non si rivolge più a un corrispondente fittizio ma direttamente ai Reverendi Padri Gesuiti: è la politica stessa dei Padri che Pascal attacca; le più feroci sono la XIII e la XIV. Condannate la morale e la politica dei Gesuiti, Pascal traeva conclusioni favorevoli a Port Royal.
La difesa è interrotta con la XIX lettera che è appena abbozzata; il processo intentato contro Port Royal è perduto. Pascal resta comunque legato alla causa ed infatti non esita a dire che quel che è stato assolto in terra "resterà condannato in cielo".
Sul piano dell’opinione la causa era però vinta; troppo grande era stata l’emozione perché si spegnesse subito. Gli "Scritti dei curati di Parigi" (si tratta di otto curati della capitale, delegati dalle assemblee sinodali) continuano la polemica. Sappiamo oggi che Arnauld, Nicole e Pascal stesso collaborarono a questi Scritti che destarono un tale scalpore che sessantacinque proposizioni di morale "fiacca" furono condannate a Roma nel 1665 e nel 1679.
Particolarmente interessante è la XVIII Provinciale.
Pascal, ritornando sulla distinzione tra la questione di diritto (sono contrarie le proposizioni di Giansenio alle Scritture e all’insegnamento tradizionale della Chiesa?) e la questione di fatto (si trovano tali e quali le proposizioni nell’opera di Giansenio?) ed allargando il problema, ritorna sulla distinzione da stabilire tra ciò che dipende dall’autorità e ciò che dipende dall’osservazione.
L’interesse delle Provinciali non si trova solo sul fondo del dibattito, ma nello stile stesso: uno stile vivo, attento, sottile, ironico, indignato. E’ già uno stile che si presenta con un tono giornalistico